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10 buoni motivi per non iniziare a fumare

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Di solito i 10 buoni motivi sono quelli per smettere ma dal momento che la mia esperienza in materia è alquanto blanda (per non dire inesistente) opterò per questa soluzione.

1. Se fumate, dovete andare in giro con una borsa più grande.

2. Se fumate, non potete dire ai senegalesi che cercano di vendervi accendini che non fumate. A meno che non mentiate, certo.

(3. La maggior parte degli accendini che avrete acquistato saranno peraltro molto brutti.)

4. Il tempo impiegato per fumare, nel corso di un anno, avrebbe potuto essere utilizzato per fare altre cose edificanti, come ad esempio leggere Guerra e pace o guardare tutte le serie di Veronica Mars.

5. È scientificamente provato che senza pausa sigaretta ci si laurea prima.

6. Le donne che fumano sono invariabilmente volgari.

7. Gli uomini sono sexy, è vero, ma a meno che non abbiano uno spiccata attenzione per l’igiene orale, i loro denti sono invariabilmente gialli.

(8. E comunque, per quanto si impegnino, non saranno mai sexy quanto un Humphrey Bogart.)

9. Fumare è costoso. Con la stessa somma spesa in un anno in sigarette si possono acquistare molte altre cose interessanti, tra cui abiti, libri o cofanetti delle serie di Veronica Mars.

10. Ai gatti non piacciono i fumatori. Punto.

Extremely Loud & Incredibly Close

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Immaginate di star leggendo un libro in cui i gatti vengono scucciolati, in cui le nonne credono in Dio ma non nei taxi, in cui i braccialetti di rubini che simboleggiano l’amore per la propria nipote siano grandi il doppio del suo polso, in cui la richiesta di un bacio venga argomentata sulla base del fatto che baciarsi è una delle attività esclusivamente umane e che quindi più baci, più sei umano, in cui il protagonista sia Non riterreste portarne a termine la lettura una delle vostre più importanti raison d’être?

C’è crisi dappertutto / Dappertutto c’è crisi

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Tradizione vuole che si accompagni il nuovo anno con una lista di buoni propositi. Al di là del fatto che il più gettonato, perdere almeno 10 kg, non rientra nelle mie corde, credo sia prima il caso di riflettere su cosa ci è consentito sperare visti i tempi che corrono. Può sembrare cinico ma è la pura verità: in tempi di crisi anche i sogni si comprano a rate. Vero è, d’altra parte, che una crisi serve anche per ristabilire le proprie priorità. Se ci affidiamo all’etimologia, la crisi ci permette di compiere una scelta, stabilendo magari a che cos’è che possiamo rinunciare e che cosa invece vogliamo tenerci ben stretto, anche a costo di pressanti sacrifici. Di seguito, le 10 cose che nessuna crisi riuscirà mai a portarmi via.

1. Il mio gatto. Il suo costosissimo cibo incide non poco sul bilancio familiare e se proprio dobbiamo fare i venali ha prodotto in casa danni per l’ammontare di una considerevole somma. Nonostante tutto, la sua presenza mi rende, se possibile, più umana.

2. Il mio computer. E non solo per la puntata di Dexter prima di andare a dormire. Internet è uno dei pochi luoghi democratici in cui possiamo ancora confrontarci. Prendete un blog: se quello che c’è scritto non interessa a nessuno, nessuno lo legge.

3. Il mio tempo dedicato ad Emergency. Perché è bello, perché è giusto, perché è necessario.

4. I miei viaggi in autobus. Raramente il tragitto quotidiano verso la stazione non è stato accompagnato da qualche insegnamento che a tempo debito si è rivelato prezioso.

5. I miei libri. Se tutti leggessimo di più saremmo forse egualmente tristi, ma di sicuro meno infelici.

6. L’altro mio gatto. Che per fortuna, a differenza del precedente, non coltiva alcuna ambizione distruttiva.

7. Le mie serate al cinema. Un immaginario che non si nutre di sogni corre il rischio di dimenticare come si fa a sognare.

8. I miei stivali da pioggia. D’accordo, neanch’io vedo come la recessione potrebbe privarmene, dico solo che è una delle prime cose che correrei a mettere in salvo qualora prendesse fuoco la casa.

9. I miei regali di Natale. Miei non nel senso che io li ricevo, miei nel senso che io li faccio. Provo una radicata e malcelata antipatia nei confronti di coloro che sostengono di detestare il Natale, di non sentirne più lo spirito come quando erano bambini: non è una questione d’età, è una questione di fantasia. Se avete perso per strada la fantasia, mi dispiace per voi, che non siete più curiosi e impazienti la mattina di Natale.

10. La nostra indignazione. Quand’anche fossero venuti meno gatti, computer e stivali da pioggia, quand’anche non potessi permettermi più libri, ne’ cinema, non rinuncerei a indignarmi per questo. La crisi ci potrà pure mettere in ginocchio e ridimensionare i nostri sogni ma dubito che riuscirà mai a toglierci la forza di arrabbiarci, e di farlo tutti insieme.