C’è crisi dappertutto / Dappertutto c’è crisi

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Tradizione vuole che si accompagni il nuovo anno con una lista di buoni propositi. Al di là del fatto che il più gettonato, perdere almeno 10 kg, non rientra nelle mie corde, credo sia prima il caso di riflettere su cosa ci è consentito sperare visti i tempi che corrono. Può sembrare cinico ma è la pura verità: in tempi di crisi anche i sogni si comprano a rate. Vero è, d’altra parte, che una crisi serve anche per ristabilire le proprie priorità. Se ci affidiamo all’etimologia, la crisi ci permette di compiere una scelta, stabilendo magari a che cos’è che possiamo rinunciare e che cosa invece vogliamo tenerci ben stretto, anche a costo di pressanti sacrifici. Di seguito, le 10 cose che nessuna crisi riuscirà mai a portarmi via.

1. Il mio gatto. Il suo costosissimo cibo incide non poco sul bilancio familiare e se proprio dobbiamo fare i venali ha prodotto in casa danni per l’ammontare di una considerevole somma. Nonostante tutto, la sua presenza mi rende, se possibile, più umana.

2. Il mio computer. E non solo per la puntata di Dexter prima di andare a dormire. Internet è uno dei pochi luoghi democratici in cui possiamo ancora confrontarci. Prendete un blog: se quello che c’è scritto non interessa a nessuno, nessuno lo legge.

3. Il mio tempo dedicato ad Emergency. Perché è bello, perché è giusto, perché è necessario.

4. I miei viaggi in autobus. Raramente il tragitto quotidiano verso la stazione non è stato accompagnato da qualche insegnamento che a tempo debito si è rivelato prezioso.

5. I miei libri. Se tutti leggessimo di più saremmo forse egualmente tristi, ma di sicuro meno infelici.

6. L’altro mio gatto. Che per fortuna, a differenza del precedente, non coltiva alcuna ambizione distruttiva.

7. Le mie serate al cinema. Un immaginario che non si nutre di sogni corre il rischio di dimenticare come si fa a sognare.

8. I miei stivali da pioggia. D’accordo, neanch’io vedo come la recessione potrebbe privarmene, dico solo che è una delle prime cose che correrei a mettere in salvo qualora prendesse fuoco la casa.

9. I miei regali di Natale. Miei non nel senso che io li ricevo, miei nel senso che io li faccio. Provo una radicata e malcelata antipatia nei confronti di coloro che sostengono di detestare il Natale, di non sentirne più lo spirito come quando erano bambini: non è una questione d’età, è una questione di fantasia. Se avete perso per strada la fantasia, mi dispiace per voi, che non siete più curiosi e impazienti la mattina di Natale.

10. La nostra indignazione. Quand’anche fossero venuti meno gatti, computer e stivali da pioggia, quand’anche non potessi permettermi più libri, ne’ cinema, non rinuncerei a indignarmi per questo. La crisi ci potrà pure mettere in ginocchio e ridimensionare i nostri sogni ma dubito che riuscirà mai a toglierci la forza di arrabbiarci, e di farlo tutti insieme.

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